Iniziamo questo diario di viaggio ammettendo di aver commesso per molto tempo un errore di valutazione sulla Grecia. Abbiamo procrastinato questo viaggio per tanti anni poiché, non essendo lucertole da spiaggia, abbiamo sempre immaginato le piccole isole greche come luoghi invasi da neodiplomati in cerca di sbronza o mete per amanti di mare e sole h24. Ma non è affatto così, oltre il mare c’è davvero tanto altro da vedere. Le isole che abbiamo scelto di visitare, Milos e Santorini, offrono dei paesaggi naturalistici incredibili. Ci credereste se vi diciamo che in otto giorni siamo stati un solo giorno in spiaggia, abbiamo intrapreso un’escursione di 12km e visitato una baia lunare? Ora vi raccontiamo.
ATENE
La prima tappa del nostro tour greco inizia dalla capitale. Dopo circa 2 ore di volo da Roma atterriamo ad Atene. È mattina e abbiamo già prenotato l’aliscafo che ci porterà nel pomeriggio a Milos, così decidiamo di sfruttare questa mezza giornata per salire sulla mitica Acropoli. Usciti dalla metro, che collega agevolmente l’aeroporto al centro città, rimaniamo subito colpiti dalla maestosità del Partenone che dall’alto di un colle domina tutta la città moderna sottostante. Emozionati, ci prendiamo un veloce caffè e senza perdere tempo ci dirigiamo subito verso la nostra meta.
Fatti i biglietti, inizia la salita verso il monte dell’Acropoli. Ulivi centenari e resti antichi puntellano il percorso, rendendo la passeggiata sorprendente a ogni curva. Man mano che si sale anche il panorama si allarga fino ad abbracciare una immensa visuale composta da templi antichi, colline verdi e palazzi nuovi che spazia fino all’orizzonte. Arriviamo ai piedi dei Propilei, un colossale colonnato che conduce, tramite la via principale, alla parte più alta e centrale della vecchia città. Qui è un tripudio di architettura ellenica. Passeggiando superiamo il teatro di Erode Attico, ammiriamo il tempio di Nike e fotografiamo le cariatidi dell’Eretteo. Documentandoci, apprendiamo però che molte delle rovine presenti sono state in gran parte ricostruite e questo ci lascia inizialmente un po’ perplessi, però poi ci rendiamo conto che è l’unico modo per rivivere, seppur in minima parte, la maestosità che fu. Siamo sulla cima ed eccolo lì davanti ai nostri occhi, l’imponente Partenone. Un edificio enorme e armonioso, simbolo dell’intera Grecia e della storia di tutti noi. Nei secoli questo celeberrimo tempio dorico ha cambiato molte vesti. Prima moschea e poi polveriera dei turchi, Il Partenone ha avuto una storia talmente travagliata che subisce di continuo restauri con l’intento di riportarlo allo splendore che merita. L’afflusso di turisti è copioso, ma avere di fronte questo capolavoro di architettura e cultura ci fa isolare da tutto. Ci fermiamo qui a documentarci, a scattare fotografie e a immaginare come era la vita più di 2000 anni fa. Prima di riaffrontare la discesa, diamo una ultima occhiata all’incredibile panorama che si gode da qui. Sotto il colle la vita ateniese moderna brulica nelle piccole vie della Plaka tra gli innumerevoli negozi e le caratteristiche taverne. A essere onesti, qui a Atene tira un’aria familiare che ci ricorda Roma. No, non è la storia millenaria o gli arcaici edifici, purtroppo l’aria familiare è data dalla sporcizia delle strade! Anzi forse qui si supera anche la trascuratezza della nostra capitale. Alcuni vicoli del centro sono davvero trasandati e i muri sono sfigurati da scritte vandaliche, questo ci fa riflettere su come l’incuria dei cittadini moderni sta flagellando millenni di cultura nelle due città più importanti della storia antica. Questa amara considerazione ci ha messo fame, per il pranzo ci dirigiamo senza alcun dubbio verso Six D.O.G.S., un locale che ci ha suggerito una coppia di amici prima di partire. Ci fidiamo ciecamente essendo il nostro amico un ragazzo greco dai gusti non comuni. Il posto si rivela davvero una ottima scelta. Lontano dai locali per soli turisti, è un posticino con un orientamento musicale alternativo che serve street-food di qualità in un rilassante spazio all’aperto. Il cortile è arredato con pallet in legno, piante rigogliose e sabbia sul pavimento. Insomma un posto adatto a greci (e non) dalle preferenze non commerciali.
Dopo pranzo passeggiamo ancora per la città senza una vera e propria meta prima di recarci al Pireo, il porto di Atene. Il Pireo ha tutte le carte in regola per essere il porto con la P maiuscola: edifici squallidi svettano di fronte ai moli, uomini anziani dai visi segnati dalla salsedine camminano tra container e vecchi bar e file di automobili si muovono lentamente in attesa di imbarcarsi. Sono le 17, individuato il nostro molo saliamo sull’aliscafo Aegean Speed: Milos, tra 3 ore approdiamo sulle tue coste!
Milos
/ 4 notti
i nostri highlights
Le tre ore di aliscafo passano velocemente, complice anche l’entusiasmo del primo giorno. Attracchiamo ad Adamas, un piccolo e turistico villaggio nonchè porto principale di Milos. Per le prossime 4 notti abbiamo affittato una stanza in un semplice ma curato affittacamere un po’ fuori dal centro della cittadina, Fantasy Rooms. Ecco, diciamo che raggiungerlo a piedi con le valigie alle 20 di sera non è proprio agevole. Mettiamoci poi che Google Maps ci fa sbagliare strada, facendoci passare in una via buia, sterrata e con i cani che ululano… ok, il primo impatto poteva andare decisamente meglio. Finalmente arriviamo, ci accolgono gli effervescenti proprietari, una coppia composta da un italiano e una greca, e ci accomodiamo nella nostra camera. Usciamo subito per la cena percorrendo il chilometro e mezzo che ci divide da Adamas e ci sediamo, ormai affamati, nella prima taverna meno turistica che troviamo sul lungomare. E in un batter d’occhio brindiamo alla nuova avventura greca con due Mythos (birre greche) accompagnate dal primo tzatziki (una deliziosa crema di yogurt, cetrioli e aglio) della vacanza.
Il giorno seguente, visto che l’affitta-camere non prevede la colazione, ne approfittiamo per ritornare al paese e provare qualche dolcetto tipico in una bakery locale e fare il pieno di caffè. Tra un dolcetto al miele e l’altro, constatiamo che per girare l’isola ci serve assolutamente un mezzo di trasporto. Scooter, quad o macchina? I grandi dubbi della vita. Eliminiamo lo scooter per una evidente scomodità nel sali-scendi dell’isola. Poi ci soffermiamo divertiti sulla possibilità di guidare un quad, se non fosse che appena cerchiamo online qualche info in più sulla sicurezza di questo mezzo, ci capitano sotto gli occhi solo articoli di poveri ragazzi che proprio in Grecia hanno subito gravissimi incidenti a causa del facile ribaltamento del quadriciclo in questione. Ok, forse la cara vecchia automobile rimane l’opzione più comoda e sicura. Dopo vari giri troviamo la vettura perfetta per noi presso l’agenzia Europcar del porto: è piccola ed economica senza nessuna pretesa.
Ci mettiamo a bordo e ci rechiamo subito alla spiaggia di Fyriplaka. È vero che non siamo amanti della tintarella a tutto sole, ma del resto siamo in Grecia e dalle foto questa spiaggia sembra uno spettacolo incredibile. Il parcheggio è abbastanza affollato, così dopo aver affrontato un po’ di strada asfaltata a piedi per raggiungere l’insenatura, ci appare davanti ai nostri occhi un panorama incantevole. La lingua di sabbia si trova tra un mare turchese e una parete di roccia dai mille colori che ci lascia senza parole. Non sappiamo se guardare l’acqua cristallina o le formazioni alle nostre spalle, le quali sono dipinte da tonalità talmente accese del giallo, rosso e bianco che quasi sembrano irreali. Nel tempo i vulcani grazie allo zolfo, al ferro e agli altri minerali hanno dipinto questa isola come fosse un quadro espressionista. C’è un discreto afflusso turistico (nulla a che vedere con le coste italiane in agosto!), ma riusciamo a guadagnarci il nostro spazio e ci tuffiamo immediatamente per un bagno lungo e rigenerante. Nella prima porzione di spiaggia si trova anche un piccolo chiosco di legno bianco che serve bevande e panini, il luogo perfetto per rifocillarsi senza appesantirsi. Ci rituffiamo per fare un po’ di snorkelling sotto la parete più scogliosa proprio di fronte al piccolo bar. Anche il fondale ci riserva delle piacevoli sorprese, riusciamo persino a vedere una bella stella marina rossa. In serata decidiamo di fare un po’ di conoscenza dei paesini dell’isola. Facciamo quindi prima un salto a Klima, piccolo e caratteristico porticciolo di pescatori raggiungibile con una strada tortuosa che scende verso il mare. Klima è un paesino dal sapore tradizionale, le piccole e colorate case di due piani si affacciano direttamente sul mare e le barchette bianche e azzurre dondolano serenamente sulle acque. Il porticciolo si colloca nella parte occidentale dell’isola ed è quindi un ottimo punto per vedere il sole inabissarsi nelle acque. Venire qui al tramonto è il momento perfetto, tutto si tinge di arancione e le persone sul piccolo molo diventano pittoresche silhouette scure che si stagliano sull’orizzonte. Riprendiamo la macchina e ci dirigiamo verso Plaka, il capoluogo di Milos. La parola capoluogo suona davvero altisonante, in realtà è un minuscolo paesino splendidamente arroccato sulla collina più alta dell’isola. Plaka è una piccola perla bianca. Il turismo non ha intaccato affatto l’integrità delle piccole casette candide e smussate. Le vie acciottolate sono una gioia per gli occhi. Tutto è di un bianco strepitoso che lascia spazio al blu intenso solo sul legno delle porte e delle finestre.
Questo è decisamente il posto dove rimanere per cena, quindi prima facciamo un aperitivo in un grazioso bar con una stupenda vista sul mare (Utopia Cafe) e infine ci sediamo in un affollato ristorantino (Archontoula) che ha dislocato i tavoli in legno lungo i vari vicoli del centro. Proviamo il moussaka e il purè di fave e non restiamo delusi. Prima di rientrare in hotel facciamo un salto ad Adamas per prenotare la gita in barca da fare l’indomani mattina. Scegliamo uno degli innumerevoli banchetti di agenzie appostati sul lungomare, ci facciamo spiegare il percorso e acquistiamo i biglietti.
Il terzo giorno è dedicato alla gita in barca! Ci presentiamo con anticipo presso Paleohóri, il punto di incontro e di partenza. Paleohóri è un’altra spiaggia da mozzare il fiato, anche qui la parete rocciosa è un tripudio di colori che da sola sazia la vista. Dopo aver passeggiato per tutta la riva, è giunta l’ora di imbarcarsi. Con la barca costeggiamo tutta la parte meridionale dell’isola in un susseguirsi di luoghi selvaggi e autentici. Il vento erode le coste e alza la sabbia in piccoli vortici. Il mare è di un blu profondissimo che fa risaltare le candide insenature. Avvistiamo anche delle piccole grotte sulle scogliere bianche che ci spiegano essere state dei nascondigli dei pirati. Dopo questo viaggio panoramico incredibile, arriviamo nel luogo protagonista del percorso: Kleftiko. Le grotte di Kleftiko sono una meraviglia della natura: archi di candida roccia emergono dalle acque turchesi, enormi grotte accolgono il mare color smeraldo e faraglioni bianchi si stagliano sul cielo terso.
La roccia erosa dal vento regala forme meravigliose tutte da ammirare. Il marinaio getta l’ancora, è tempo di fare una nuotata. Presa la maschera, ci tuffiamo senza esitazione. Il mare qui è alto 10/15 metri ma è talmente trasparente che il fondale è nitido e non incute alcuna ansia. Ok, il mare è meraviglioso però in un batter d’occhio si è affollato a causa della varie barche che pian piano arrivano. Ora in acqua è davvero troppo affollato e forse lo spettacolo migliore si ammira dall’alto della barca. Ritorniamo a bordo per un veloce pranzo non degno di nota e si riparte. Sulla via del rientro facciamo una sosta per un altro tuffo a Tsigrado, una bellissima piccola insenatura dalle acque cristalline, accessibile via terra solo attraverso uno stretto pertugio nella roccia dove occorre scendere tramite una pericolante scaletta di legno.
tips
GIRO IN BARCA E MELTEMI. Milos è una isola ancora in parte selvaggia e non intaccata dal turismo di massa. In alcune aree ci sono solo strade sterrate e sono di difficile accesso per le automobili (anzi l’assicurazione del noleggio non copre da danni verificati in quelle aree). Così, se da un lato ci sono spiagge meravigliose ma praticamente inaccessibili, dall’altro l’impervietà mantiene i posti ancora incontaminati, o quasi. Questa difficoltà di accesso si può arginare prendendo parte a uno dei tanti giri in barca dell’isola. A causa del Meltemi, il vento secco tipico del Mar Egeo che spira da nord, spesso non è possibile effettuare l’intero giro dell’isola. Talvolta il vento è talmente impetuoso da non permettere alle imbarcazioni di navigare e attraccare sulle coste settentrionali. Comunque non tutto è perduto, se vi trovate a Milos con il Meltemi (come è successo a noi) fate il giro in barca della parte meridionale fino a Kleftiko e visitate le sorprendenti spiagge del nord con l’automobile.
Per il tardo pomeriggio abbiamo una sola missione da compiere: recuperare birre fresche e patatine al supermercato e recarci nel punto più alto di Plaka per godere del rituale del tramonto. Ed è un vero e proprio un rituale, quando il sole inizia a calare un folto gruppo di persone inizia la risalita verso la minuscola chiesa sulla collina. Accaparrarsi un posticino sul muretto è l’obiettivo di tutti, quindi non perdiamo tempo e, con il nostro bottino nella sacca, ci arrampichiamo anche noi. Quassù la vista è incantevole, si domina tutta l’isola. L’atmosfera è distesa e intima, il sole è il protagonista assoluto. Siamo tutti in attesa di salutarlo prima che scompaia e lasci posto alla luna. È quasi una riunione mistica in cui ognuno è per conto suo, ma tutti fanno parte di un unico insieme che ammira estasiato i ritmi della natura. L’arancione pervade nuovamente tutto e la nostra stella più luminosa si nasconde lentamente dietro un piccolo isolotto. Rimaniamo lì a parlare rilassati fino a che il cielo è completamente buio e si riempie di astri. Questo è davvero un momento magico per noi che viviamo in grandi e caotiche città. Va vissuto senza stress e senza programmi per ritrovare la bellezza di non avere fretta e di assaporare la meraviglia che la natura ci dona ogni giorno. Ritemprati da questo aperitivo di benessere, ci rechiamo di nuovo a Plaka per la cena.
Ci svegliamo e, dopo aver constatato che il Meltemi è ancora con noi, decidiamo che il programma di oggi è quello di saltare in macchina ed esplorare tutta la costa nord. Già sappiamo che sarà un tour senza costume e con la macchina fotografica alla mano poiché, quando questo vento settentrionale soffia forte, le onde sono talmente alte che è impossibile fare il bagno. Ci infiliamo le scarpe da ginnastica e usciamo. Passiamo sotto gli antichi mulini di Tripiti e la prima tappa d’obbligo a Milos è vedere dove un contadino ritrovò nel 1820 la celeberrima Venere di Milo, spezzata in due parti. Ok, in realtà non c’è davvero nulla da vedere, c’è solo un cartello segnaletico. Quindi procediamo oltre passando davanti alle catacombe e affacciandoci su un bel anfiteatro greco con vista sul mare. Da lì percorriamo un sentiero che ci conduce a una piccola chiesa bianca arroccata su una altura dalla quale si gode di un ampio panorama. Osserviamo il blu che ci circonda e ci facciamo scompigliare i capelli dalla brezza marina. Terminata la breve escursione, risaliamo in macchina e ci dirigiamo verso Firopotamos, un grazioso agglomerato di casette con le imposte colorate. È un luogo davvero fotogenico, le casette cubiche si dispongono in un armonioso semicerchio e tutte hanno i garage per le barche direttamente nel mare. Anche qui completa il quadro l’immancabile chiesa bianca e blu. La nuova tappa è Mandrakia, altra piccola folkloristica insenatura che protegge abitazioni, garage e barchette dalla potenza del vento. Qui ci fermiamo anche a mangiare una squisita insalata greca e un polpo arrosto da Medousa, un ristorantino vista mare che a causa delle condizioni meteo non favorevoli tiene purtroppo abbassate le tende di protezione. Con la pancia piena ripartiamo alla volta di Sarakiniko. Avvicinandoci con la macchina capiamo subito che qualcosa di davvero spettacolare ci sta aspettando. Si vede in lontananza una lingua di roccia bianca. Ci avviciniamo e il paesaggio qui è davvero incredibile. Una distesa enorme di roccia bianchissima ed erosa dal vento si apre davanti ai nostri occhi. Tutto è plasmato da Eolo, tutto è stato dolcemente smussato scolpendo forme organiche e canyon lunari. Sembra di essere atterrati sul nostro satellite e la cosa che più apprezziamo è che grazie al vento forte ci sono pochissimi visitatori ed è quasi deserto. Questo ci permette di assaporare questo spettacolo in totale tranquillità. Camminiamo in lungo e largo, arriviamo fino ad un relitto arrugginito che si è arenato vicino alla costa. Torniamo indietro, attraversiamo speroni e lisce pianure e scattiamo decine di fotografie. Il mare si infrange violentissimo su queste candide rocce creando spumeggianti giochi di acqua. È davvero un luogo magico dove la natura ha dato il meglio di sé. Consigliamo vivamente di venire qui di mattina presto per godere dello stesso spettacolo desertico che abbiamo visto noi grazie al Meltemi. Trascorriamo qui tanto tempo, non vogliamo lasciare questo sorprendente lembo di terra. Soddisfatti risaliamo in macchina e passiamo per Papafragas, una pittoresca insenatura dove si incanala il mare. Terminiamo il tour a Pollonia, piccolo paesino a nord-est dell’isola. Ci fermiamo per un caffè e troviamo anche 70€ per terra, il che ci fa concludere con un ulteriore sorriso un tour davvero speciale.
La sera ceniamo in un ristorantino (Oh Hamos) con un ampio giardino verdeggiante situato leggermente fuori Adamas. Tiriamo le nostre conclusioni su Milos, una isola sorprendente e piena di paesaggi diversi con un turismo tranquillo e circoscritto. Qui l’attività vulcanica ha plasmato l’isola in mille fogge diverse e dipinto le coste con decine di colori, dando vita a un numero considerevole di spiagge uniche. Un’isola dove ogni giorno non è mai stato uguale all’altro.
tips
NOSTRE CONSIDERAZIONI SU MILOS. Lorem
Santorini
/ 3 notti
Nuovo giorno, nuova isola. Oggi si parte per la superfotografata Santorini! Ci rechiamo al porto e alle 10.10 in punto salpiamo con SeaJet. Il mare è ancora vittima del Meltemi e questo lo rende oltremodo agitato. Dopo 20 minuti di viaggio, appena ci troviamo in mare aperto, le onde diventano altissime. Sembra di essere in una vera e propria tempesta se non fosse che il cielo è limpidissimo. L’imbarcazione si alza e si abbassa come fossimo sopra una giostra e mette a durissima prova il nostro stomaco. Dopo neanche due ore arriviamo sani e salvi nella nuova isola. L’entrata nella placida caldera è trionfale, osservare dal basso i costoni neri che scendono a picco nel blu intenso del mare è davvero emozionante. Fira si trova in alto rispetto al porto e per salire si deve prendere un pullman che percorre curve strettissime e risale la parete vulcanica. A ogni virata sembra di fare un salto nel vuoto. Provato questo ultimo brivido, scendiamo dal bus e ci troviamo finalmente sulla terraferma. Dall’area di sosta ci dirigiamo verso il nostro hotel. Anamnesis Hotel è un edificio bianco molto curato, la stanza è spaziosa e accogliente, dotata di un bagno enorme e un grazioso terrazzo da dove ammirare l’alba. All’esterno c’è un’ invitante piscina che sfrutteremo più avanti. Il maremoto ci ha messo una fame incontrollabile, quindi usciamo per procacciare cibo. Dirigendoci verso il centro di Fira incappiamo in un grazioso ristorante (Pelican Kipos) allestito in uno scenografico giardino. Ci accomodiamo, ordiniamo le insalate e progettiamo il programma dei prossimi giorni. Il pomeriggio lo dedichiamo alla visita della cittadina. Giriamo in lungo e in largo, entrando e uscendo dai negozietti e facendo il pieno di caffè per contrastare la stanchezza accumulata. Fira è molto turistica, lontana anni luce dalla più pacata Milos. Le vie del centro sono un susseguirsi di negozi che vendono per lo più merce dozzinale da souvenir. Le taverne qui si alternano a discobar, pub, gelaterie supercolorate e ristoranti moderni che poco hanno a che fare con la tradizione ellenica. Gli elementi architettonici tipici delle cicladi perdono purtroppo parte del loro fascino a causa di questa eccessiva prostrazione ai villeggianti. Del resto qui arrivano enormi navi da crociera cariche di turisti “mordi-e-fuggi” che invadono le strade senza realmente vedere nulla. Dopo aver abbandonato il gomitolo di vie, ci ritroviamo affacciati sulla caldera. Davanti ai nostri occhi si apre il vero spettacolo di Santorini. Il blu del mare è intenso e ipnotico. L’isola è un anfiteatro composto da roccia scura stratificata che scivola giù con pendenze vertiginose verso le acque. Arroccati sul costone vi sono decine di piccoli paesini bianchi che puntellano il paesaggio donandogli pennellate di luce. È un panorama incredibile che non riusciamo ad abbandonare. Santorini è soprattutto questo, è un eccezionale antico supervulcano che dopo essere esploso in maniera devastante, è imploso lasciando in eredità una meraviglia della natura.
Decidiamo di continuare la nostra passeggiata camminando sulla strada panoramica che costeggia il mare dall’alto, risaliamo così verso due stupende frazioni poste più a nord, Firostefani e I Merovigli. Appena usciamo dal centro di Fira le cose cambiano. Tutto torna a essere più curato, gli edifici smussati e candidi ci impongono continuamente di fermarci a osservare piccoli scorci inediti. Le finestre blu sono incorniciate da bouganville fucsia. Le cupole delle chiese sembrano essere uscite da un quadro di De Chirico. La piccola via pedonale si rivela un meraviglioso modo per rilassarsi, godere del panorama e osservare la bianca architettura dell’isola. Il sole inizia a tramontare e noi, come da prassi, acquistiamo due birre ghiacciate locali, brandizzate non a caso Volkan, e ci accomodiamo su una panchina di legno a godere dello spettacolo. Ceniamo con la pita greca ripiena all’inverosimile in un grazioso fast food, facciamo una passeggiata prendendo un gelato e andiamo a dormire. Domani è tempo di escursione.
Per il secondo giorno a Santorini abbiamo previsto di armarci di scarpe da ginnastica e zainetti e fare una bella camminata di 12km! L’escursione che dobbiamo intraprendere inizia da Fira e arriva a Oia, all’estremità nord dell’isola. Il sentiero passa tutto sul costone in modo da avere sempre alla propria sinistra un panorama spettacolare sul mare. Attraversato il paese e fatto scorta di acqua (tanta!) e panini, partiamo. Il sentiero è per lo più pianeggiante. Durante la prima parte ripercorriamo la stradina acciottolata della sera precedente, cogliendo l’occasione per scattare ulteriori foto ed osservare i paesini sotto colori più lucenti. Le cupole sono ora di un blu acceso e i piccoli campanili dotati di tante campane su più file si stagliano sull’azzurro limpido del cielo. Sorpassati I Merovigli inizia il vero sentiero che si snoda dolcemente sulla scogliera a picco sul mare ma senza mai essere pericoloso. Avanzare con questa scenografia davanti agli occhi smorza ogni tipo di fatica. Tutto il percorso è accompagnato da piccolissime chiesette erette dagli isolani per pregare che non avvengano nuove catastrofi. La roccia è nera e rossa e la veduta dall’alto regala scorci magnifici sulle strette insenature createsi con il mare. Incontriamo un gruppo di asinelli legati ad un palo e salutiamo con un cenno della mano i pochissimi turisti che hanno intrapreso questo hiking. Troviamo una piccola rientranza scavata nella roccia e ci fermiamo solo il tempo di mangiare velocemente il panino approfittando dello spicchio di ombra. Ecco sì, questa è una informazione importante: il sentiero è tutto scoperto senza alberi quindi armatevi di protezione solare e acqua. Dobbiamo però anche dire che seppur è agosto, il sole viene mitigato dalla brezza che tira quassù e non si soffre troppo il caldo. L’escursione è meravigliosa, osservare il panorama sulla caldera che muta continuamente angolazione è una esperienza da fare, soprattutto se siete amanti della natura e delle camminate. Superato più di metà del percorso, iniziamo a vedere le bianche case di Oia che ricoprono tutta la punta settentrionale. La dolce discesa si insinua fino alla periferia. Incontriamo subito un piccolo bar che ci sembra come un’oasi nel deserto. Prendere un gelato è la cosa giusta da fare. Ristorati dalla piccola pausa, riprendiamo il cammino per giungere nel cuore di questa nuova cittadina. Oia è un gioiello. Anche qui c’è tanto turismo ma è un turismo diverso, più raffinato ed esclusivo. Qui i dozzinali discobar lasciano spazio a eleganti boutique hotel con le piscine a picco sul mare, i negozi di souvenir si ritirano in favore di piccole botteghe con artigianato locale. Tutto il paese è ristrutturato avendo cura di mantenere la meravigliosa architettura locale senza trascurare alcun dettaglio. Girovagando nei vicoli di Oia riusciamo anche ad immortalare lo scorcio più fotografato delle cicladi: la celeberrima cupola blu (segnalata ormai anche su GoogleMaps) con vista caldera. Dopo tante ore di cammino dobbiamo riposarci quindi ci sediamo in un accogliente bar con terrazza e ordiniamo due frappé alla greca (molto simili al cappuccino freddo italiano). Si avvicina nuovamente il momento del tramonto e tutta Oia si anima di un frenetico fermento. Le persone sembrano piccole formiche agitate in un formicaio brulicante, ognuno sale e scende per le piccole vie in cerca di un posto per ammirare il crepuscolo. Pur essendo il sole ancora alto, anche noi ci uniamo alla ricerca di un posticino e troviamo un muretto dove sederci all’interno di una sorta di terrazzamento. Tutto il paese è eccitato, qui in Grecia il tramonto è una cosa seria. Quando la nostra stella si infuoca di arancione e inizia a scendere verso il mare, si riaccende quel momento mistico che obbliga tutti a fermarsi per onorare la bellezza della natura. Questa magia si conclude con un fragoroso lungo applauso come quando si omaggia un celebre attore di teatro. Dopo avere cenato con prelibatezze greche in una delle innumerevoli taverne del paese, ci rechiamo alla fermata dei pullman per prendere il mezzo pubblico che con meno di mezzora ci riporta a Fira. Una giornata davvero soddisfacente.
Per il terzo giorno ci siamo riservati il tour con la barca all’interno della caldera. Ci sono molte agenzie che propongono lo stesso tour. Il giro prevede tre tappe: una passeggiata sull’isolotto di Nea Kameni, una tappa vicino alle acque sulfuree e uno stop presso l’isola di Thirasia. Il punto di incontro è l’antico porto di Thira. Per accedere all’antico porto ci sono tre modi: percorrere la lunga scalinata, scendere con gli asinelli oppure prendere la funivia.
Noi decidiamo di utilizzare i nostri piedi. Le larghe scale si snodano tortuose e ripide, sono davvero tante e mettono a dura prova le nostre ginocchia. La scomoda discesa è allietata dai tantissimi asinelli parcheggiati ai bordi dei grandi gradini. Questi quadrupedi sono molto fotogenici, anche se non sembrano godere di un ottimo trattamento da parte dei gestori. Arriviamo finalmente alla banchina dove ci attende la nostra imbarcazione, un caicco dall’aria vintage con grandi vele bianche spiegate. Siamo felici poiché in realtà ci aspettavamo un anonimo barcone, ci mettiamo subito in fila e saliamo ad occupare un posto a prua. La prima sosta è presso il piccolo isolotto nero al centro della caldera, Nea Kameni. Indossiamo le scarpe da ginnastica al posto delle infradito, paghiamo qualche euro per l’ingresso e facciamo una piccola escursione di 30 minuti in questo paesaggio lunare. Saliamo fino alla sommità e ci viene raccontata l’affascinante storia geologica dell’antico supervulcano di Santorini. Nea Kameni è composta di sola lava ed è emersa da un tempo relativamente recente, basti pensare che l’ultima eruzione si è verificata nel 1950. Il grande vulcano che in passato ha creato la forma attuale di Santorini è ancora in attività e, quando decide di eruttare, la lava generata crea ed espande la superficie di Nea Kameni. Questo isolotto è una perla nera che regala scorci meravigliosi del mare e di Santorini. Si passeggia tra fumarole sbuffanti e piccoli crateri fumosi. Risaliamo sul caicco e per la seconda tappa ci fermiamo nei pressi di una sorgente termale da raggiungere a nuoto. Ci viene detto che spalmarsi con il fango sulfureo fa bene alla pelle, ma anche che potrebbe rovinare i costumi. Vedendo in lontananza la baia termale con una quantità di gente da ricordarci Rimini a Ferragosto decidiamo di fare solo un tuffo dalla barca rimanendo dove l’acqua è limpida e rinfrescante. Aspettiamo che tutti tornano a bordo e ripartiamo per Thirasia, l’isola antistante Oia. La sosta a Thirasia è libera, si può decidere di salire al piccolo paesino oppure fare un bagno. Optiamo per fare un tuffo, poiché siamo muniti di scarpette per gli scogli (che qui servono!) e maschere. Ci immergiamo e a cinque metri dalla riva il fondale scompare. Gli scogli precipitano in un blu profondissimo che non permette alcuna visuale. Ammiriamo le pareti sottomarine che scivolano giù a picco inghiottendo i raggi di sole, siamo pervasi da una sensazione di adrenalina mista a un discreto senso di ansia. In effetti prima di arrivare in Grecia avevamo letto che quando la caldera ha collassato, si è generata una profondità del mare interno di circa 350/400 metri già a poca distanza dalla costa. Ora possiamo confermare che è tutto assolutamente vero! Il nostro bagno viste le profondità abissali non dura molto, anche perché con la maschera è visibile solo un piccolo lembo di fondale, così decidiamo di rifocillarci in un piccolo localino sul molo. L’imbarcazione riparte e prima di riportarci al punto di partenza ci fa ammirare la splendida Oia dal basso. Blu, rosso e nero, bianco. Questi sono i colori che stratificano il paesaggio e sono rispettivamente, il mare, le rocce e le piccole abitazioni.
Per la risalita al paese, complice lo stordimento della giornata in barca, optiamo per la modernità ed eccoci seduti comodi sulla funivia che in un batter d’occhio ci riporta nell’affollata Thira. Torniamo in hotel per lavarci e fare un tuffo nella nostra piscina impeccabilmente pulita. È il momento perfetto, ci siamo solo noi. Per la cena ci rechiamo in una taverna al centro del paese (Dionysos in Atlantis) che vanta un bel giardino rigoglioso e accoglienti tavoli in legno e concludiamo la serata in compagnia dello tzatziki e altre specialità.
Ultimo giorno a Santorini e in Grecia. La prima cosa da fare è ricomporre le valigie poiché viaggiando con Vueling e Ryanir abbiamo portato solo due trolley da cabina e non riusciamo neanche noi a capire come abbiamo potuto infilarci maschere, scarpette per gli scogli, un telo mare matrimoniale e tutto il resto dell’occorrente. E una buona metà mattina va via così. Fatte le valigie, decidiamo di andare a visitare Akrotiri, una città risalente all’era minoica completamente sommersa dalle ceneri durante la terribile eruzione del vulcano nel 1628.
Qui a Santorini non abbiamo affittato un’automobile poiché in realtà non ci sarebbe mai servita, tranne forse questo ultimo giorno ma ormai è troppo tardi e non avrebbe più senso. Saliamo sul bus che collega Thira ad Akrotiri e dopo circa 30-40minuti siamo al sito archeologico. Il sito è tenuto molto bene grazie ad una mega tettoia in legno che lo protegge (e protegge i visitatori) dal caldo e dalle intemperie. L’area attualmente scoperta non è vastissima (ecco, non aspettatevi Pompei) ma ci dicono essere solo il 5% della superficie dell’antica città. Però è davvero sorprendente vedere intatti alcuni edifici, talvolta ancora con la facciata a due piani. Girovaghiamo tra manufatti, strade e affreschi di 3600 anni fa! La nota dolente è la mancanza di pannelli esplicativi esaustivi che permetterebbero una maggiore comprensione dell’area. Terminata la visita, riprendiamo il bus e ci fermiamo nei pressi della Spiaggia Rossa. Prima facciamo uno spuntino e poi ci affacciamo per scoprire questa insolita baia. Lo spettacolo naturale è molto bello, le pareti sono rosso acceso e il contrasto con il mare rende il paesaggio notevole. Solo che il copioso viavai di persone ci scoraggia ad avvicinarci troppo per fare un bagno. Così decidiamo di tornare a Thira per osservare nuovamente dall’alto la caldera, la vera indiscussa protagonista di Santorini. Per la sera, riprendiamo il bus e ci rechiamo a onorare per l’ultima volta il sacro momento del tramonto di Oia. Eccoci di nuovo appollaiati sull’affollato muretto in attesa che il sole torni a dare spettacolo con le sue vesti arancioni infuocate. Il tramonto è anche l’occasione per conoscere due simpatiche signore di New York che per la loro vacanza a Oia hanno affittato uno dei fantastici appartamenti scavati nella roccia con vista sul crepuscolo. Sono talmente simpatiche che ci invitano a prendere un bicchiere di vino nel loro meraviglioso terrazzino. Che dire, la vacanza non poteva finire nel migliore dei modi. Dopo aver scambiato scampoli di vita ed esperienze sull’isola, ci congediamo e cerchiamo un posticino dove mangiare aspettando con pazienza il nostro aereo che partirà a notte molto inoltrata. La Grecia ci ha davvero stupiti. Pur essendo la culla di una cultura millenaria è una terra semplice e genuina e che sa affascinare con una natura sorprendente e aspra.
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