lunare Lanzarote
solare Fuerteventura

itinerario

Quest’anno decidiamo di esplorare le isole Canarie. Avendo solo due settimane scarse a disposizione, il primo step è individuare quale delle sette isole visitare. Prima di decidere facciamo una ricerca accurata. Le isole Canarie sono sì note per mare, vento e sole ma anche per mega-resort carichi di giovani e meno giovani da tutta Europa che si recano nelle isole dell’eterna primavera a svernare. Essendo il nostro ideale di vacanza lontano dal flusso di villeggianti che si dondolano sul lungomare con i gelati in mano cerchiamo di capire quali siano le isole più selvagge ma anche le più facilmente raggiungibili da Roma. Lanzarote e Fuerteventura ci sembrano perfette: entrambre desertiche e vulcaniche ma con paesaggi estremamante diversi: nera Lanzarote, dorata Fuerteventura. Altra punto a favore, Le due isole sono collegate tra loro con un comodo tragitto in traghetto di 30 minuti. Perfetto, si parte!

LANZAROTE

/ 6 notti

La prima tappa del nostro viaggio è Fes. Fes è magica. Disorientante e inebriante, irrazionale e colorata, questa città regala una adrenalina unica a chi arriva in Marocco per la prima volta. Il nostro consiglio è quello di iniziare qui il vostro viaggio in Marocco e sostare almeno un paio di giorni. Il primo giorno perdetevi nei vicoli e godetevi la situazione senza cercare di avere un itinerario, Fes è talmente caotica che è quasi impossibile orientarsi appena arrivati (ma questo è anche il bello!). La medina è un insieme intricato di vicoli strettissimi che si susseguono senza una logica apparente. Bazar, chioschi e negozi sono contemporaneamente tutti uguali e tutti diversi e non permettono di trovare un punto di riferimento.

Appena arrivati, rimaniamo subito stupiti dalla bellezza del nostro Riad. Il Riad Dar Bensouda è ricavato dalla ristrutturazione di una antica casa di un vecchio Imam. La struttura è molto suggestiva, ricca di intarsi e dettagli raffinati. All’ultimo piano c’è una magnifica terrazza sui toni dell’ocra che domina tutta la città e dalla quale si vede sorgere e tramontare il sole sdraiati su enormi materassi bianchi. Con l’entusiasmo alle stelle, ci concediamo giusto il tempo di sistemare le valigie e rinfrescarci, e usciamo subito dal Riad.

Avendo precedentemente letto di quanto fosse labirintica la medina, la prima cosa che ci siamo detti (con un po’ di ingenuità e di spavalderia da esperti viaggiatori) è stata: “Ma dai, con guida alla mano e googlemaps sarà un gioco da ragazzi ritrovare la strada, figuriamoci se ci perdiamo!” Beh, ecco come è andata. Ci chiudiamo la porta di legno alle spalle, facciamo letteralmente venti passi nel vicolo… e ora?! Destra, sinistra, sopra le scale o sotto al ponticello? Panico. Giusto il tempo di tirare fuori la cartina dalla tasca e siamo accerchiati da un gruppo di giovani ragazzi che si propongono come nuovi amici vogliosi di aiutarci. Noi insistiamo che ce l’avremmo fatta da soli e che sappiamo esattamente dove andare (mai bugia fu più vera). Facciamo altri 200 metri seguiti da una processione di giovani marocchini sghignazzanti che continuano a dirci che il centro si trova nella direzione opposta alla nostra. Alla fine cediamo, siamo a Fes da 5 minuti e siamo già lost in medina. Ci facciamo accompagnare da uno dei ragazzi verso l’arteria principale (si fa per dire… una strada larga un metro e mezzo con centomila traverse e vicoli). Proviamo nuovamente a capire dove andare, ma niente, un flusso frenetico di persone con vestiti colorati, visi segnati e pellami da trasportare ci trascina senza possibilità di contrasto. A quel punto ci guardiamo e ci arrendiamo al caos, ed è stata l’esperienza più bella e travolgente di sempre. Trainati da questo fiume colorato, osserviamo ogni singolo dettaglio con lo stupore della prima volta. In questo caos riusciamo ad intercettare anche una scritta Maroc Telecom e così tentiamo di ricaricare la SIM. Il botteghino espone mille cianfrusaglie di tutti i generi, lo spazio è piccolissimo e il ragazzo ci guarda con un sorriso ma non parla una parola di inglese. Dopo circa mezzora di gesti e comunicazione su foglietti, riusciamo a connetterci ad internet…la prima missione è stata effettuata! Girovaghiamo in lungo e largo passando per souk di pellami, lanterne e altre mercanzie. Arriviamo anche per caso alla folkloristica piazza Seffarine dove nelle botteghe artigianali vengono lavorati i metalli. Quando il sole inizia a ritirarsi, capiamo che dobbiamo abbandonare questo scintillante luna-park orientale e cercare di ritrovare la via. Senza neanche provare a capire, ci facciamo guidare da uno dei tanti ragazzi che già ci aveva adocchiato come possibili prede. Nel giro di pochi minuti ci porta davanti al nostro Riad, noi gli diamo qualche spicciolo e lui ci intima di dargli più soldi in tono arrogante. Pretende almeno 20dhs (2€) per 5 minuti di passeggiata…noi insistiamo che non abbiamo più nulla, lui mantiene la sua aria minacciosa ma alla fine ci lascia andare. Corriamo su in terrazza a goderci il tramonto e il mistico momento del canto dei muezzin (il melodioso richiamo alla pregheria islamica). Ceniamo in hotel e incuriositi proviamo per la prima volta la cucina marocchina che si rivela semplice e saporita.

Il giorno successivo tramite il Riad ingaggiamo una guida locale ed effettuiamo il tour di mezza giornata di Fes. Questa si è rivelata una scelta ottima. Said ci ha fatto visitare tutta la città in maniera ordinata e mirata. Passeggiamo tra scuole coraniche decoratissime e mercati di ogni genere e arriviamo finalmente alle incredibili concerie Chouara dove il tempo sembra essersi fermato nel medioevo. Per osservarle si accede in uno dei tanti negozi di pellami che le circondano. All’ingresso ci viene fornito un rametto di menta per attenuare il fortissimo odore emanato dalle vasche dove lavorano le pelli, ma ne vale davvero la pena, lo spettacolo è unico. Sembra di osservare un alveare colorato con tante api laboriose che si muovono intorno, la sensazione è quella di voler rimanere ore ad osservare. Dopo aver scattato decine di fotografie ritorniamo dalla nostra guida per continuare la visita.

Said ci spiega di volta in volta usi e costumi locali passando per scorciatoie e passaggi inusuali senza lo stress di dover cercare in continuazione la direzione corretta (che, come già detto, nel delirio di vicoli stretti, asini che corrono e ragazzini che si materializzano al primo tentennamento, non è proprio semplice…). A ogni angolo spunta una sorpresa architettonica o una porta da immortalare e così la mattina vola. Dopo aver lasciato la nostra guida mangiamo in un localino semplice e accogliente in centro (“Cafè Clock“), facciamo un po’ di shopping e rientriamo nel Riad. Questa volta decidiamo di cenare fuori per provare un posto nuovo, prenotiamo e ci facciamo accompagnare da un ragazzo del Riad a un ristorante segnalato come tra i migliori su Trip Advisor “The ruined garden”, il posto è uno scenografico giardino ma il cibo, a nostro avviso, lascia molto a desiderare.

Le giornate a Fes sono state molto intense sia per il caldo (Vedi INFO UTILI) sia per l’immersione completa nella nuova cultura che ci accompagnerà nelle successive due settimane. Ma il ricordo è quello di una città di una bellezza davvero autentica e di una esperienza unica.

tips

I RAGAZZI DELLA MEDINA. Se leggendo la descrizione di Fes vi è venuto il timore di non ritrovare più la strada del rientro, tranquilli, ci pensano loro: i ragazzi della medina. Ovunque vi troviate e a qualsiasi ora, appena tentennerete una frazione di secondo davanti a un bivio (e questo accadrà sicuramente), apparirà un ragazzo marocchino che si offrirà di aiutarvi. Quello che a prima vista vi sembrerà un sincero aiuto, si rivelerà poi un piccolo dazio da pagare per avere una mini guida anche solo per scortarvi 1 minuto. Generalmente sono ragazzi innocui e sorridenti che si guadagnano da vivere così, però fate attenzione a stabilire prima quello che volete dare, al momento del pagamento potrebbero diventare più aggressivi. Altrimenti, se non vi va di incorrere in lunghe trattative anche solo per pochi spiccioli, posizionatevi in un punto riconoscibile e chiamate il vostro Riad. Dall’hotel manderanno una persona fidata a recuperarvi (questo accadrà anche se volete andare a cena fuori, il ristorante metterà a disposizione personale per farvi riaccompagnare…basta chiedere!)

ASINI. Gli asini hanno la precedenza su tutto e tutti (sono come i nostri tram!). Non importa chi sei o da dove vieni, se c’è un asino sulla tua strada, spostati al lato e fallo passare. Non si fermano davanti a nulla.

Dopo la colazione a base di succo di arancia e msemen (una sorta di pancakes fritto da accompagnare con la marmellata…squisito!), arriva il momento tanto temuto: il noleggio dell’automobile (Vedi INFO UTILI). Tutte le ansie svaniscono appena giunti all’AVIS del centro città, la cortesia della signora al bancone ci ha subito ben disposti. Riceviamo un upgrade dell’automobile per avere più spazio per le valigie e così, sbrigate le pratiche di rito e controllati (e fotografati) eventuali danni sulla vettura, in un colpo siamo al volante della nostra Peugeot 301 grigia. Ok, le ansie non sono sparite proprio del tutto…ora bisogna capire cosa riserva realmente la strada. Prima di partire, documentandoci su vari siti, abbiamo notato una sorta di terrorismo psicologico sul guidare in Marocco, sia per la percentuale di incidenti stradali sia per le descrizioni fatte da altre testate e blog, sta di fatto che credevamo di dover guidare dentro Jumanji.

Forse è perché noi viviamo in quella giungla d’asfalto chiamata Roma dove per le vie vige una anarchia totale ma, con la dovuta attenzione sulla strada, guidare si rivela fattibile e anzi anche piacevole.

La direzione è Chefchaouen, impostiamo la località su Google Maps nel nostro cellulare e usciamo dalla città. La strada è tenuta abbastanza bene e il viaggio in macchina diventa l’occasione per scoprirsi spettatore della vita più intima del Marocco. Le scene che si susseguono sono autentiche e nascono al bordo della strada. Gruppi di bambini giocano con le caprette, giovani ragazzi si sbracciano ore sotto il sole per vendere un frutto agli automobilisti per qualche spicciolo (e quando diciamo uno, è davvero uno di numero) e anziani uomini camminano sul ciglio per chilometri trasportando grandi sacchi sulle spalle. Incantati da questo via-vai, dopo alcuni chilometri conveniamo che dopotutto siamo in Africa e questa è la vita quotidiana, lontana anni luce dagli hammam e dagli accoglienti riad delle città più famose.

Il viaggio dura circa 3 ore e mezzo, il termometro esterno dell’automobile raggiunge picchi di 46 gradi ma noi con l’aria condizionata in modalità “circolo polare artico” ci rendiamo conto del caldo tirannico solo quando ci fermiamo per sgranchirci le gambe e fare un giro alle toilette presso gli “autogrill” locali (portatevi sempre dietro amuchina e fazzoletti di carta e tenetevi pronti a scaricare manualmente riempiendo di acqua la tazza di plastica che troverete accanto al wc).

Passiamo dalle vallate gialle alle montagne verdi del nord del Paese…ma il clima rimane sempre quello: 40 gradi erano a Fes e 40 gradi nei pressi di Chefchouen. Ancora una curva ed eccola lì, arroccata sul pendio di una montagna fa capolino la famosa perla blu del Marocco. Fotografata in tutti i blog di viaggio e di moda, questa città si è guadagnata addirittura la copertina della nostra edizione della Lonely Planet come rappresentante di tutte le bellezze del Marocco. Ma andiamo per ordine.

chefchaouen

/ 1 notte

Dopo un iniziale stordimento per parcheggiare l’automobile essendo giorno di mercato, lasciamo le valigie al nostro Riad all’interno della medina e usciamo subito a fare due passi. Chefchaouen è una cittadina montana il cui centro è davvero molto fotogenico, ogni angolo è uno scorcio da immortalare e ogni cosa sembra essere messa lì da uno scenografo. Giriamo meravigliati per le vie acciottolate, sono dipinte di mille tonalità di azzurro e regalano freschezza agli occhi dei visitatori provenienti dal torrido sud. I piccoli vicoli tortuosi sono un simpatico labirinto dove passeggiare curiosando senza alcun pensiero. Gironzoliamo con ritmi molto rilassati e con la macchina fotografica alla mano, il centro è piccolino e con qualche ora riusciamo agevolmente a girarlo tutto per poi finire nella piazza Outa-el-Hammam, dove si trova la moschea ed è soprattutto meta di famiglie accampate nei tanti bar simili e senza carattere che si affacciano sullo slargo.

A onor del vero però dobbiamo dire che Chefchouen è sì molto fotogenica, ma è anche molto turistica. È un turismo sia locale sia straniero che purtroppo fa decadere parte della magia e dell’autenticità del luogo. La vocazione turistica esce in tutta la sua prepotenza quando passeggiando incappiamo in alcuni cartelli posti all’inizio del vicolo che ci comunicano di lasciare qualche dirham per scattare una foto allo scorcio con le scalette e i vasetti blu (il che ci fa capire che quegli allestimenti non sono tutti così spontanei…). Dopo aver camminato in lungo e largo nel blu e nell’azzurro, decidiamo di fare la lunga passeggiata che parte dalla porta nord-orientale della medina e giunge fino alla Moschea Spagnola che si trova arroccata sul pendio antistante Chefchaouen. L’inizio del percorso è nei pressi di una cascata, luogo di divertimento per i locali che qui si fanno il bagno o si ritrovano per bere qualcosa al fresco. Passando per qui osserviamo scene davvero bizzarre (e purtroppo antianimaliste!) come l’anziano signore che con uno struzzo cieco al guinzaglio propone la foto con l’animale a frotte di turisti marocchini esageratamente eccitati.
Dopo una morbida salita, che non prevede né fatica né scarpe da trekking,  arriviamo alla meta e ci sediamo sul muretto. Ammiriamo il panorama delle montagne circostanti e della città blu cogliendo una pittoresca visione d’insieme. E constatiamo che il tramonto è il momento adatto per salire quassù. Sulla via del ritorno incontriamo due timide bambine che vogliono venderci una fetta di torta homemade per un solo dirham (circa 10 centesimi di euro), inteneriti dalla scena acquistiamo il dolcetto che ci viene incartato in un foglio di quaderno a quadretti di scuola. Vedere la grande soddisfazione sul volto delle bimbe ci ha emozionati e ci ha fatto riflettere sulle differenza tra i nostri stili di vita.
Ancora un giro per il centro e, dopo aver mangiato un piatto di cous cous vegetariano, ormai un fido compagno delle nostre cene, ci corichiamo nel nostro Riad.

tips

RAGAZZI CON LE CHIAVI. Appena arrivate con l’automobile, noterete decine di ragazzi per strada che rischieranno la vita pur di sventolarvi davanti al parabrezza un mazzo di chiavi. Al che voi giustamente vi chiederete …ma cosa vogliono?! La risposta è: affittare le loro case.

VALE UNA DEVIAZIONE COSÌ LUNGA. Chefchaouen è una cittadina piacevole e fotogenica dove trascorrere qualche ora con la fotocamera in mano in totale rilassatezza. La medina è un piccolo gioiello, anche se come abbiamo descritto nel racconto a nostro avviso è un po’ troppo turistica. Il resto della città purtroppo soffre di qualche ecomostro e di edilizia selvaggia intonacata di blu. Quindi tornando al quesito, se da Fes vale la pena visitare Chefchaouen, il nostro consiglio è di deviare solamente se avete almeno 2/3 notti da dedicare (noi siamo rimasti una sola notte) in modo da arricchire l’esperienza facendo delle escursioni naturalistiche nel Rif. Altrimenti forse la deviazione è davvero troppo lunga (e probabilmente ingiustificata) per visitare la sola Perla Blu.

Dopo aver lasciato il nostro Riad (Riad Dar Cherifa) che ci regala uno dei materassi più comodi del viaggio e una delle colazioni più abbondante ma deludente, ci rimettiamo in viaggio alla volta di Volubilis, dove faremo una breve sosta prima di proseguire per Meknes. La strada non ci riserva grandi sorprese, poiché in gran parte è la stessa dell’andata, ma troviamo comunque il modo di dare un senso al viaggio facendo sosta in un grande bazar su strada che espone centinaia di tajine, brocche, mattonelle e piattini accatastati con un perfetto ordine geometrico. I prezzi sono bassissimi al confronto dei souk delle città più blasonate, quindi facciamo una scorta di suppellettili color ocra, neanche dovessimo aprire un ristorante al nostro rientro.

Ci attendono tre ore di macchina che scorrono veloci grazie al folklore che si incontra incrociando le piccole frazioni, superando camion marocchini carichi all’inverosimile e osservando gli asinelli che avanzano senza fretta sul ciglio della strada.

VOLUBILIS

Dopo aver mangiato velocemente un gelato lungo la strada arriviamo a Volubilis, un sito archeologico romano proclamato patrimonio UNESCO.

Il caldo è davvero estremo, del resto sono le quindici, è agosto e siamo in Marocco. E il sito non ha neanche un passaggio all’ombra.

Acquistiamo i biglietti (70 dirham) e ci accodiamo ad un folto gruppo di connazionali gentilissimi che hanno appena prenotato una guida e ci esortano a unirci a loro. Il nostro consiglio è quello di prendere una delle tante guide presenti all’ingresso del sito, è essenziale per fare un percorso più organico e capire meglio cosa state vedendo poiché si tratta pur sempre di rovine. Alcune antiche strutture e i mosaici si sono mantenuti davvero bene, regalando una certa sorpresa anche a noi che siamo abituati a Roma e Pompei. La visita può durare 1 o 2 ore ed è una tappa sicuramente consigliata se passate nelle vicinanze.

meknes

/ 1 notte

Dopo un’altra ora di viaggio, ci troviamo nei pressi di Meknes. In Italia sarebbe quasi l’ora dell’aperitivo, ma qui siamo in Marocco dove l’alcol non è culturalmente permesso ed è difficile da trovare. Siamo felici di adeguarci alla nuova cultura, però certo l’idea di quella pinta di birra alla spina ghiacciata da sorseggiare al tramonto accompagnata da patatine fritte che fa socializzare anche i muri non vuole proprio uscire dalle nostre teste. Ed è proprio in quel momento che Google Maps segnala la presenza di un Carrefour (i29 Boulevard Amir Moulay Abdallah, Meknes, Marocco) a pochi chilometri da noi. Senza dirci nulla, siamo al parcheggio del supermercato speranzosi di trovare una bottiglia di qualsiasi marca o nazionalità della nostra bevanda preferita. Dopo aver girato in lungo e largo le corsie, ci ritroviamo disillusi di fronte al banco surgelati e -ahinoi- dobbiamo constatare che della birra non c’è neanche l’ombra. In quell’istante  si avvicina un giovane commesso del negozio ed è la nostra ultima spiaggia: chiediamo a lui. Con l’espressione di chi ti vuole aiutare a tutti i costi, pur non parlando una parola di inglese, il ragazzo capisce immediatamente che tutto quello che desideriamo è una birra e ci conferma che non è venduta all’interno del supermercato ma che possiamo trovarla nel piccolo store lì di fronte. Inutile dire che in un attimo è diventato il nostro eroe. Usciamo di corsa e ci intrufoliamo nel losco negozietto fornito di una parete di bevande proibite e, pochi minuti dopo, usciamo con il bottino nascosto in una sospetta busta nera: finalmente 4 budweiser da 33cl ghiacciate sono nostre!

Ora possiamo raggiungere il riad soddisfatti, nessuno potrà toglierci il sorriso che abbiamo conquistato… neanche l’ora di attesa con le valigie fuori alla medina di Meknes aspettando il tipo che ci aiutasse a raggiungere l’hotel. Pernottiamo al Riad Yamcha, una bella struttura con un accogliente cortile interno pieno di alberi e tavoli in legno. Siamo gli unici ospiti e la simpatica proprietaria DouDou non parla una parola di inglese. L’impatto iniziale è ai limiti del comico, ognuno parla la sua lingua sperando che l’altro lo capisca, ma invano. Finalmente lasciamo le valigie in stanza e trionfanti saliamo sulla terrazza all’ultimo piano, ci accomodiamo su un pallet ammorbidito da un cuscinone e stappiamo le nostre birre brindando al tramonto sui tetti di Meknes. Rinfrancati dalla birra usciamo a fare due passi prima della cena già prenotata in hotel. Seguendo le indicazioni gestuali di DouDou, ci ritroviamo a girare per i vicoli labirintici di questa nuova medina pullulante all’inverosimile di gente e a cercare, come Pollicino, di memorizzare i dettagli per poi ritrovare la via del ritorno. Alla fine sfociamo in una piazza strapiena di bancarelle (per lo più di chincaglieria cinese) dove non si riesce neanche a decidere dove andare, è il flusso di folla che decide per te. Ci lasciamo trasportare per un pò ma il sole sta tramontando definitivamente, così rientriamo nelle mura protette e silenziose del riad dove ci aspetta una deliziosa cena marocchina preparata dalla proprietaria stessa.

L’indomani mattina prenotiamo tramite il riad una guida ufficiale, sicuri di aver fatto di nuovo la scelta migliore (dopo l’esperienza di Fes). Purtroppo questa volta non abbiamo trovato la brillantezza di Said a farci da Cicerone, ma le notizie erano piuttosto vaghe e generiche che ne avremmo fatto tranquillamente a meno. Ma ormai è troppo tardi per tornare indietro, così facciamo la visita di metà giornata accompagnati dalla giovane guida. Meknes non ci colpisce molto, la troviamo meno caratteristica e più squallida di quello che avevamo immaginato leggendo la nostra Lonely Planet. La medina è tortuosa e antica ma i bazar vendono per lo più oggetti da bancarelle anonime e molti prodotti made in china. Visitiamo il centro, passando per il maestoso portale decorato Bab el-Mansour e la grande Place el-Hedim fino ad arrivare al granaio e alle stalle reali, strutture ormai abbandonate ma imponenti e suggestive. La visita finisce, torniamo al nostro Riad per recuperare le valigie e incappiamo nel più esilarante dei siparietti della vacanza. Comunicando in varie lingue con DouDou, le chiediamo quanto dovrebbe costare un pouf in pelle poiché a Fes ci avevano chiesto dai 100€ ai 300€ e ci sembrava un tantino esagerato. Appena ha capito la quantità di soldi che gli affabulatori della conceria di Fes volevano spillarci, DouDou inizia a dire “la la la la la…” ininterrottamente per circa 30 minuti (che in arabo significa “no no no…”). Continuando a recitare questa nenia con una sbalordita mimica facciale, ci porta in un negozio, farfuglia qualcosa al proprietario (che fortunatamente parlava anche italiano) e aspetta che troviamo il pouf desiderato a un prezzo ragionevole. Noi eterni indecisi sul colore, la taglia, la forma, i decori…alla fine ci rendiamo conto che non possiamo più tirarci indietro e dobbiamo onorare la gentilezza della proprietaria. Così tiriamo fuori circa 300 dirham (30€) e ci aggiudichiamo un pouf in pelle color cammello che poi forse non volevamo neanche così tanto.

tips

QUANTO TEMPO A MEKNES? Alla luce di questo soggiorno nella città ci sentiamo di consigliare di sostare una notte nella città solo se non si sacrifica altro altrimenti può essere tranquillamente inclusa in una gita di qualche ora da Fes.

Verso ora di pranzo ripartiamo per la volta di Midelt, tappa intermedia prima della tanto desiderata notte nel deserto. Il viaggio scorre tranquillo, cambiano i paesaggi e saliamo verso il Medio Atlante. Gli spunti fotografici non mancano soprattutto nei pressi di Azrou, quando la strada passa all’interno di una foresta di cedri dove vive una colonia di macachi berberi. Ovviamente sono sempre lì perché i turisti forniti di noccioline li sfamano di continuo, però è eccitante fare il loro incontro e osservare come queste simpatiche bertucce hanno movenze e reazioni così vicine a quelle umane, sostando in pose alquanto bizzarre. Passano altre 2 ore di viaggio e siamo quasi giunti a Midelt, il termometro esterno dell’auto si è abbassato di colpo, ora segna 13gradi, circa 20 gradi in meno di quando eravamo a Meknes, tiriamo fuori incredibilmente i giacchetti.

midelt

/ 1 notte

Midelt è una minuscola cittadina priva di reali punti di interesse, lontana dai flussi turistici. Ma visto che adoriamo osservare l’autenticità della cultura marocchina, ci ricaviamo comunque un’ora per fare due passi prima della cena nelle poche vie del centro. Qui puoi abbuffarti di quotidianità che sembra provenire da decenni ormai lontani da noi. Durante questa piccola passeggiata, veniamo avvicinati da Rachid, un ragazzo dagli occhi azzurri che parla italiano e che insistentemente ci chiede di dare un’occhiata ai suoi manufatti visto che i turisti da quelle parte si contano sulle dita di una mano. “Solo guardare senza comprare” è l’onnipresente motto. Per essere cortesi lo seguiamo in una via laterale e deserta e ci fa cenno di entrare in una piccola porta chiusa che serra un anonimo magazzino. Tentenniamo per un attimo poiché il buon senso ci direbbe di non isolarci con un estraneo in un posto dove nessuno ci verrebbe mai a cercare. Ma in barba al buon senso, entriamo. Rachid inizia a mostrarci tutti i tappeti e i cuscini accatastati in pile multicolore, noncurante del fatto che lo stiamo esortando a non tirare fuori più nulla per non dover poi rimettere a posto. Alla fine, dopo aver capito che noi non siamo dei compratori compulsivi, con gli occhi pieni di speranza ci scrive il suo nome e il suo indirizzo su un foglietto di carta raccomandandosi di fargli pubblicità in Italia. Prendiamo il foglietto con il cuore stretto, lo salutiamo con un grande sorriso e ci rechiamo in hotel per la cena. Pernottiamo nell’hotel Villa Pomme D’or, una struttura dal sapore occidentale, pulita ma che necessita di un rinnovamento, ma per una sola notte di passaggio si rivela una scelta perfetta.

Ci svegliamo con l’elettrizzante idea che solo qualche ora di macchina separa le fresche montagna dal torrido deserto. Il viaggio verso il sud è meraviglioso. Preparatevi a fermarvi decine di volte con macchinetta fotografica alla mano. Gli scenari naturalistici cambiano repentinamente e ogni angolo regala una sorpresa e merita di essere immortalato. Le formazioni rocciose rosse che si stagliano nel cielo blu, i canyon ocra che ospitano rigogliosissime oasi verdi e i paesini realizzati di basse case in argilla vi terranno sempre compagnia. Spettacolari sono le gole dello Ziz e l’oasi di Tafilalet che meritano una sosta per affacciarsi nella spaccatura giurassica e ammirare dall’alto questo fiume di vegetazione che si allontana nelle gole profonde. Qui è anche luogo di ritrovamento dei fossili a causa delle passate mutazioni geologiche del Sahara, ci divertiamo quindi a curiosare tra le scatole delle bancarelle, c’è di tutto dai denti di squalo preistorico ai trilobiti passando per decine di sfavillanti minerali. Insomma il viaggio non è affatto noioso, quindi non preoccupatevi e godetevi ogni piccola cosa che accade davanti ai vostri occhi.

Prima di giungere a Merzouga, facciamo una piccola deviazione a Rissani dove si tiene un autentico mercato berbero, frequentato solo da locali. Il mercato si svolge solo di martedì, giovedì e di domenica. Qui si trova merce di ogni genere suddivisa per area, passeggiamo all’ombra di grandi teli, assistiamo alla compravendita di animali (asini, mucche, pecore,…) e immortaliamo i coloratissimi banchi delle spezie.

MERZOUGA / SAHARA

/ 1 notte

Si riparte e dopo aver attraversato l’hammada (il deserto ciottoloso) e il serir (il deserto ghiaioso) vediamo finalmente in lontananza l’erg: questo è il nome del deserto sabbioso composto da soffici dune dorate. L’emozione è altissima, siamo come due bambini pronti a partire per Disneyworld! Raggiungiamo il posto dell’appuntamento, conosciamo il “manager” del campo tendato, (uno scaltro ragazzo berbero con le mani e il volto segnati dal sole e dalla vita all’aria aperta) e quando siamo pronti a salire sui nostri cammelli improvvisamente accade che…PIOVE. Ebbene sì, piove anche nel deserto del Sahara a metà agosto. Dalla tettoia della casa che ci ospita osserviamo sgomenti il paesaggio circostante: le dune si colorano di un arancione più intenso e i dromedari non perdono il loro aplomb neanche sotto l’acqua. Hammi, questo è il nome del manager del campo tendato, ci prega di non abbandonare più Merzouga perché abbiamo portato la pioggia…non pioveva da 3 anni! Forti di questo triste primato dal sapore “fantozziano” aspettiamo che spiove e finalmente raggiungiamo i nostri destrieri. Inutile dire quanto era zuppa la sella del dromedario, un mega cuscino fatto da decine di coperte intrise totalmente di acqua, ma ora non è il caso di fare gli schizzinosi quindi saliamo in groppa all’animale e con un balzo eccoci lassù. Avevamo timore che la cammellata fosse una trappola per turisti, invece si rivela una esperienza imprescindibile per qualsiasi gita nel deserto. Il silenzio ovattato che si crea tra le dune, il sole che tramonta dietro le nuvole, la serenità che dona la piccola fila indiana di dromedari che camminano lenti ma costanti è davvero un momento unico. Si alza anche una brezza che scompiglia la soffice sabbia di superficie ma non riesce neanche lontanamente a disturbare quel momento così magico. Dopo un’ora siamo al nostro campo.

Non sapendo bene cosa aspettarci ed essendo comunque amanti sia dell’avventura ma anche del comfort, avevamo prenotato una struttura “Luxury” (Luxury Camp Chebbi) che tale si è rivelata…nella tenda sembrava di essere in un accampamento di Lawrence D’Arabia: comodini in legno, tappeti berberi e un soffice letto con tanti cuscini hanno reso la nostra permanenza estremamente accogliente. La notte è indescrivibile, le stelle sono una infinità. La via lattea è talmente definita che sembra una autostrada che solca il cielo, non riusciamo ad abbassare la testa cercando continuamente di individuare quelle poche stelle da noi riconoscibili. E’ tempo di cena, nel tendone adibito alla ristorazione siamo solamente noi e un’altra coppia di ragazzi italiani. Le portate che ci vengono servite non sono degne di nota ma a riscaldare tutto c’è la presenza (su richiesta) di un vino locale che ci ben dispone e ci mette ulteriore allegria. Finita la cena, ci accomodiamo con gli altri due ospiti intorno al falò e i ragazzi che gestiscono l’accampamento iniziano a suonare tamburi e strumenti musicali locali intonando canzoni in arabo guardandoci molto, anche troppo, divertiti (a noi è venuto il dubbio che dietro quelle “simpatiche” strofe si celassero una serie di prese in giro infinite…ma questo per fortuna non lo sapremo mai). Rimaniamo fino alle 4 di mattina a parlare con i nuovi temporanei amici italiani, scambiandoci esperienze e sensazioni su questo viaggio in terra d’Africa e alla fine ci andiamo a coricare tra i soffici piumoni.

tips

ORGANIZZARE LA NOTTE NEL DESERTO. Organizzare la gita nel deserto è superfacile. Noi abbiamo trovato su booking l’accampamento e la struttura ci ha contattato dandoci appuntamento nel tardo pomeriggio a Merzouga. Abbiamo parcheggiato l’automobile davanti al punto di incontro e da lì è partita la “cammellata” (da fare assolutamente, anzi evitate il fuoristrada!). Una volta arrivati al campo abbiamo trovato le nostre valigie lì, le avevano portate con la macchina. Noi abbiamo scelto un accampamento luxury (perché non volevamo trovare scorpioni nel letto) ma crediamo che tutti siano organizzati nello stesso modo (cammelli, cena, falò, alba, colazione e rientro la mattina dopo). C’è un cielo stellato e una pace incredibile, da fare assolutamente!

L’alba purtroppo non ci regala un sole nitido tra le dune, anzi ci sono tante nuvole all’orizzonte da non permetterci di godere di questo prezioso momento ma man mano che il sole si alza, le dune si colorano in maniera sempre differente, regalandoci tutte le gradazioni del giallo e definendo le ombre in maniera così netta da permetterci delle foto stupende. Ripartiamo con i nostri dromedari e torniamo a Merzouga soddisfatti.

GOLE DEL TODRA

Senza perdere tempo ci rimettiamo in viaggio in direzione delle Gole del Todra. Diamo un breve passaggio a due giovani autostoppisti polacchi scambiando qualche informazione e dopo circa 3 ore di paesaggi meravigliosi e di strada deserta arriviamo alla nostra meta. Ci fermiamo a mangiare in un semplice e accogliente ristorantinoLe Petit Gorge” che vanta una piacevole terrazza con una bella vista sul canyon. Dopo pochi minuti arriviamo al punto più famoso delle gole. La parte più spettacolare delle gole del Todra è una stretta insenatura tra due pareti rocciose alte circa 160 metri che distano tra loro solo 10 metri. La cosa però che ci ha lasciati un pò perplessi è che la strada asfaltata passa all’interno della gola e si è quindi trasformata in una sorta di parcheggio pieno di automobili e persone che vendono mercanzie varie. Insomma non è un punto di osservazione naturalistico immacolato ma vale comunque una passeggiata di mezzora per rubare qualche scatto e magari osservare qualche free-climber sulle pareti o gruppi di berberi che suonano tutti insieme per loro divertimento.

GOLE DEL DADES

/ 1 notte

Il viaggio riprende per giungere alla nostra destinazione della sera, uno stupendo hotel a conduzione familiare arroccato nel punto più alto delle gole del Dades. La strada in queste gole è meravigliosa, si inerpica sù per le insenature e ogni curva rivela scenari dai colori incredibili. Palmeti e roccia rossa dipingono contrasti meravigliosi e gli antichi villaggi in argilla completano questi panorami davvero sorprendenti. Addentrandoci sempre più nel cuore della gola, il tempo inizia a cambiare repentinamente. All’inizio ci regala uno strepitoso arcobaleno che si staglia netto davanti a noi. Di lì a poco però si scatena un forte temporale che porta con sé pioggia abbondante e ininterrotta. Continuiamo la salita con la dovuta attenzione fino a quando la strada ci viene bloccata da un gruppo di automobili in sosta. Con la pioggia battente e senza una lingua comune che ci permette di chiedere informazioni non sappiamo esattamente cosa sia successo, ma tutti sono bloccati e ci sembra di capire che la strada sia temporaneamente inagibile a causa di qualche cedimento. Attendiamo sereni la ripresa del flusso fino a quando vediamo davanti ai nostri occhi una scena che ci lascia senza parole: dalla parete accanto alla strada, a una decina di metri da noi, cade un masso sfiorando una macchina e un uomo che sostava lì vicino, fortunatamente tutti illesi. Capiamo che la situazione è qualcosa di più di un piccolo intoppo.

Chiamiamo il nostro hotel per giustificare il ritardo e sperare in qualche aiuto, ma essendo la strada bloccata è difficile anche per loro poter raggiungere noi. Aspettiamo ancora un pò e vediamo che le macchine iniziano lentamente a muoversi. Non sappiamo cosa ci aspetta, ma prendiamo coraggio e ci muoviamo anche noi. Arriviamo nel punto dello smottamento, qui la strada è completamente ricoperta di sassi di media misura, terra e ghiaia che fanno scivolare le ruote delle auto e creano difficoltà alla guida. Ora ci siamo noi, è il nostro momento e dobbiamo affrontare con una macchina che guidiamo da pochi giorni un terreno pieno di insidie. Siamo titubanti, ma tutti i paesini della vallata si sono radunati in quel punto come fosse l’evento dell’anno e la folla di persone ci incita a passare e a non avere una guida troppo incerta. In un batter d’occhio ci troviamo una squadra di ragazzi a spingere il retro della nostra auto per aiutarci, la situazione è tragicomica, le ruote slittano a scatti, a destra abbiamo un precipizio, le persone ci sorridono e dopo pochi interminabili secondi abbiamo passato l’ostacolo.

Ancora scossi dall’esperienza raggiungiamo finalmente l’hotel. “Chez Pierre” è un posto incredibile, la quintessenza dell’accoglienza e del comfort in stile tipico berbero. Una struttura a basso impatto ambientale in quanto costruita con materiali e tecniche del posto, ma di una ospitale eleganza che ci fa tornare subito il sorriso. Sorseggiamo un caldo tè alla menta che ci rimette in pace con il mondo. La cena, degna di menzione speciale, è stata la migliore di tutta la nostra permanenza in Marocco. La sala ristorante è arredata con gusto raffinato e cura dei dettagli impeccabile. Tutto è caldo e accogliente e la cena di 5 portate si rivela un mix squisito e sorprendente di cucina creativa presentata con stile e ricercatezza. La mattina seguente prenotiamo presso l’hotel una guida per fare una escursione alle Monkey Fingers, alcune formazione rocciose molto particolari che ricordano le dita delle scimmie. Ma l’escursione è molto più di questo, passiamo vicino al fiume dove la comunità coltiva ogni tipo di ortaggio, risaliamo per piccole kasbah decorate e, con un piccolo sforzo, arriviamo ad ammirare un panorama mozzafiato dall’alto della montagna. Onoriamo ancora una volta il ristorante di Chez Pierre, gustando un delizioso light lunch accompagnato da una birra locale e si riparte.

Lungo la strada per raggiungere Ait Ben Haddou, facciamo una sosta per visitare la Kasbah Amridil, una antica kasbah, immortalata anche sulla banconota da 50 dirham, che mantiene intatto tutto il suo fascino. La visita guidata illustra come era la vita quotidiana all’interno della fortificazione, come era concepita la divisione degli spazi e quali utensili venivano usati per le varie mansioni. Dalla terrazza si gode di un bellissimo panorama su tutta il palmeto e l’oasi di Skoura.

tips

TIZI N’TICHKA. Questo è il nome del valico che spesso si vede quando  si cerca su google “strade in Marocco” e che appare anche nella classifica delle 10 strade più pericolose del mondo. Noi non lo abbiamo percorso a causa dei temporali che si sono abbattuti mentre eravamo in zona, ma se siete temerari e volete scattare la famosa foto dei tornanti vertiginosi, superate l’hotel Chez Pierre, si trova pochi kilometri più avanti.

KASBAH AMRIDIL La vera kasbah è la prima struttura, quella che ad occhio vi sembra più antica. È facile confondersi poiché nello stesso punto sorgono due kasbah molto simili e con lo stesso nome ma una è quella antica mentre l’altra è ricreata (almeno così ci hanno detto all’ingresso). Consigliamo vivamente la visita guidata per comprendere meglio gli spazi e gli usi e costumi locali. La visita dura circa 40 minuti.

AIT BEN HADDOU

/ 2 notti

Arriviamo in serata al Riad Caravane, l’hotel è nei pressi di Ait Ben Haddou ma più defilato rispetto alla cittadina. Troviamo una struttura accogliente e luminosa, l’architettura è quella tipica e smussata delle kasbah e l’arredo è una saggia selezione tra manufatti locali e antichi ma dal sapore moderno. Tutto è disposto con eleganza contemporanea mantenendo ariosità degli spazi. Il Riad è dotato anche di una piccola piscina e di una terrazza che sfrutteremo come un rifugio panoramico e accogliente. La cena si rivela davvero gustosa, portando la cucina tradizionale marocchina ad un livello decisamente più alto. La mattina seguente prenotiamo una guida per visitare lo Ksar dichiarato Patrimonio dell’UNESCO. L’ingaggio della guida non si rivela una scelta corretta, dopo poco capiamo che la cittadina è tranquillamente visitabile da soli poiché il simpatico uomo non aggiunge molto a quello che possiamo dedurre da soli ma ne approfittiamo per fare domande di altro genere legate alla cultura marocchina. Ait ben Haddou è sicuramente un posto da visitare, grazie ai ritocchi fatti per varie produzioni cinematografiche (come Il Gladiatore, Il gioiello del Nilo, Il trono di spade e tanti altri) ha un aspetto molto invitante e fotogenico. Il colpo d’occhio dall’esterno ti regala la sensazione di aver fatto un tuffo nel passato. La visita non dura molto (un paio di ore) ma può protrarsi di più se ci si ferma a contrattare e acquistare gioielli e tessili nelle mille botteghe presenti sulle tortuose vie. Il pomeriggio lo dedichiamo al relax. Ci informiamo sul costo di alcune porte di legno berbere, facciamo un salto a Ouarzazate (una sorta di Hollywood marocchina con tanto di Studios cinematografici) che non ci regala grandi emozioni, acquistiamo un paio di piatti in ceramica lungo la strada e infine ci godiamo il nostro bellissimo hotel sorseggiando vino e giocando a scarabeo.

tips

QUANTO TEMPO AD AIT BEN HADDOU? È doveroso specificare che noi abbiamo sostato un paio di notti perché siamo arrivati in serata e volevamo concederci un pò di riposo dopo il viaggio serrato fatto fino a qui e prima di affrontare la strada per giungere a Marrakech. Ma sappiate che lo Ksar si visita in un paio d’ore e non c’è tanto altro da vedere in zona quindi regolatevi di conseguenza.

Ci svegliamo con la consapevolezza che dobbiamo affrontare l’ultimo lungo viaggio in macchina e la destinazione è Marrakech. Questo significa scavallare l’alto atlante e oltrepassare il Col du Tichka a 2260 metri. Prima di partire l’idea di percorrere questo tratto di strada era una delle cose che più ci turbava. Non riuscivamo a capire in che condizione fosse la strada, quanto fossero vertiginosi i tornanti e se gli automobilisti locali fossero troppo spericolati alla guida. Ci mettiamo in automobile e con la dovuta cautela sfidiamo di nuovo le strade del Marocco nel loro punto apparentemente più oscuro. Invece siamo felici di poter tranquillizzare tutti. La strada è sì una strada di montagna, quindi va fatta con calma e con il tempo necessario senza avere fretta di arrivare, ma è generalmente mantenuta bene. In alcuni punti è super-asfaltata e ha tutta la segnaletica ben in vista, in altri punti stanno provvedendo a dei lavori di rifacimento del manto stradale ed è quindi temporaneamente in condizioni più difficili ma pur sempre fattibili.

MARRAKECH

/ 4 notti

tips

MARRAKECH PER FASHIONISTAS. Su Tripadvisor Le Jardin Majorelle sono la prima attrazione turistica da vedere a Marrakech, a nostro avviso suona molto esagerato, comunque giudicherete voi ma questo significa che è sempre superaffollato. Quindi o vi svegliate molto presto e vi recate lì appena apre oppure vogliamo condividere una dritta interessante soprattutto se siete veri amanti della moda e di Yves Saint Laurent. Per acquistare i biglietti conviene andare prima al museo a lui dedicato (che si trova in fondo sulla stessa via e dove non va praticamente nessuno) e fare l’ingresso combinato per entrambi i siti così che possiate, di ritorno dal museo, saltare la folle attesa per i giardini. Sempre se siete fashion victim, vicino ai giardini in Rue Yves Saint Laurent troverete qualche negozio che vi delizierà come 33 Rue Majorelle. In centro segnaliamo anche Max&JAN (un luminoso e ampio concept store dall’aria esotico-occidentale con tanto di caffè/ristorante sulla bella terrazza), Chabichic (negozietto che vende manufatti marocchini moderni e di design) e Shtatto (un edificio nella vecchia medina che ha subito un restyling dal sapore contemporaneo e ospita vari negozi e uno splendido caffè panoramicissimo all’ultimo piano).

info utili

SIM MAROCCHINA
La prima cosa da fare appena atterrate è procurarvi una sim marocchina (Maroc Telecom). Sarà utilissima sia per essere connessi con il mondo sia per utilizzare GoogleMaps come navigatore in tutto il tragitto. A Fes, si ritira in aeroporto e si ricarica in città. La prima volta abbiamo effettuato una ricarica da 50dhs per la voce (2 ore) e 100dhs per i dati (10GB).


NOLEGGIO AUTO E SITUAZIONE STRADE

  • Abbiamo noleggiato l’auto presso l’AVIS di Fes e riconsegnata all’ufficio di Marrakech. Consegnare l’automobile in un altro luogo significa perdere meno giorni per ritornare al posto di partenza, ha però un costo maggiorato che spesso è segnalato a parte.  Consigliamo di fare in loco l’assicurazione che copre tutti i danni compreso il furto. Quindi non fate l’assicurazione prima tramite sitoweb (tipo ryanair o simili) poiché il noleggio prevede comunque una cauzione altissima che spesso supera il limite delle carte di credito e l’assicurazione di terze parti non annulla la cauzione. Invece sottoscrivendo l’assicurazione direttamente all’agenzia (22€ al giorno per una Peugeot 301) non viene bloccata alcuna cifra sulla carta di credito. Abbiamo letto che la cauzione è molto alta a causa dei molti incidenti stradali e furti che si consumano sulle strade, anche se per nostra esperienza tutto è filato abbastanza liscio. Però il pensiero che qualsiasi cosa accada alla vostra macchina non ne risponderete direttamente voi, vi assicuriamo che vi farà dormire sonni molto più tranquilli.
  • Per le strade va fatto un distinguo tra centri abitati e strade a scorrimento. Presso i grandi centri abitati c’è molto caos bisogna quindi, prima di fare manovre di qualsiasi genere, attenzione a tutti i veicoli che potrebbero spostarsi senza seguire alcuna regola. Attenzione anche presso le piccole frazioni che si incontrano sulle strade, bisogna rallentare poiché i pedoni marocchini sono distratti e indisciplinati. Le strade a scorrimento sono invece decisamente più tranquille. Quelle che da Fes vanno verso il sud sono semi deserte e tutte dritte. Mentre per quelle di montagna, l’unico intoppo si verifica quando si incontrano grandi camion carichi all’inverosimile che procedono molto lenti. Mantenere sempre le distanze dai camion o superare con molta attenzione avendo cura di avere ampia visuale dell’altra corsia (abbiamo visto con i nostri occhi sorpassi molto azzardati). Detto questo state tranquilli, soprattutto se avete praticità nel guidare in Italia poiché sembra di essere a Napoli o nei paesini di mare del sud (motorini, asini, bambini e gente che si muovono in maniera randomica).
  • Polizia Dovete solo prestare molta attenzione ai posti di blocco (ce ne sono tanti soprattutto vicino alle rotatorie). Rallentate a passo d’uomo dove c’è scritto RALENTIR e fermatevi dove c’è lo STOP (HALTE). Non rallentate dove c’è lo stop, ma fermatevi fino a che non vi fanno cenno di ripartire. La polizia è in genere gentilissima, ma non ammette errori. Se incappate in qualche poliziotto che prova a farvi multe inesistenti chiedete sempre il verbale (anche solo facendo il gesto con la mano di scrivere). Quando capiscono che devono mettere nero su bianco la presunta infrazione e quindi non potranno intascare il denaro, magicamente vi faranno andare via (a noi è successo proprio così!).  Seguite sempre i limiti di velocità, la polizia ha i laser a pistola per controllare da molto lontano. Tassativo non viaggiare di notte poiché i veicoli lenti (sotto i 30km all’ora) possono viaggiare a fari spenti.

SI PUO ANDARE IN MAROCCO AD AGOSTO?
Sì, noi siamo andati e siamo ancora vivi! Scherzi a parte, il caldo c’è e quando picchia a 40/45 gradi (la temperatura che abbiamo trovato a Fes e Chefchaouen) si fa sentire e potrebbe limitare alcuni spostamenti ma solo nelle ore più calde. Detto questo però dobbiamo anche dire che le medine hanno vicoli strettissimi al riparo dal sole e quindi si girano senza problemi. Il fatto che sia un caldo molto secco aiuta a sopportare il clima torrido. Se vi spostate con auto a noleggio, assicuratevi di avere l’aria condizionata funzionante. Per il resto è tutto fattibile, noi abbiamo fatto il deserto in totale tranquillità (anzi ha piovuto!), abbiamo trovato 13 gradi a Midelt, abbiamo fatto l’escursione a piedi nelle gole del Dades (dove si è scatenato un temporale fortissimo) … insomma il caldo non ha condizionato alcuna delle cose che volevamo fare. Quindi mettete la protezione solare nella valigia e partite sereni!


SOUK E VENDITORI
L’insistenza dei venditori marocchini spaventa tutti i viaggiatori che hanno in programma un viaggio in Marocco. Ed è vero, sono insistenti ma diciamo esattamente le cose come stanno. Sono assillanti solo se ti vedono realmente interessato, altrimenti ti chiederanno solo di dare un’occhiata alla loro merce e ti lasceranno andare senza problemi (del resto vendere è il loro mestiere ed è una attività talmente radicata nella loro cultura che non potrebbero fare altrimenti). Quando invece chiedete per un particolare oggetto, armatevi di pazienza e aspettatevi che vi tireranno giù tutto quello che anche lontanamente ricorda l’oggetto desiderato. Forse vi offriranno del tè o una sedia, il nostro consiglio è stare al gioco e rilassarvi, questo è parte dell’esperienza. Un altro consiglio è quello di vivere tutto con grande ironia, ridete alle battute e scherzate con i venditori, i marocchini sanno essere anche molto simpatici, ne guadagnerete in buon umore generale e forse riuscirete a strappare anche un prezzo migliore. Essere scortesi o bruschi non vi farà guadagnare nulla, anzi vi farà vivere con un mood sbagliato tutta la vacanza.
Per il prezzo confermiamo quanto si legge in tutti i blog, provate sempre ad abbassare almeno di 3/4 volte il prezzo richiesto e siate molto pazienti nel contrattare… riuscirete a trovare un giusto compromesso. Ovviamente mettetevi in testa che non pagherete mai come un marocchino, ma anche con lo sconto sarà un prezzo per il turista e questo vi farà perennemente vivere nell’idea che vi abbiano bonariamente “fregato”.


SICUREZZA
Ci sentiamo solo di dire che non ci siamo mai sentiti minacciati da nessuno. Pur viaggiando sempre e solo in due, non siamo mai stati oggetto di sguardi minacciosi o di situazioni poco chiare. Tutti cercano di aiutarti (anche se taluni alla fine non disdegnano una piccola ricompensa in denaro) e spesso si avvicinano poiché gli piace anche solo scambiare qualche parola. L’unico punto dove ci siamo sentiti meno tranquilli a girare da soli è stato di sera nella buia e intricata medina di Fes, essendo piena di ragazzi di strada ben smaliziati. Detto questo rilassatevi, il viaggio si arricchirà di tante storie da raccontare al ritorno.